Faccio una
premessa. Saranno le troppe docce che faccio, in palestra e a casa, e i tappi
di cerume che avevo sempre nelle orecchie, anche se è da tanto che sono a
posto. Mi faccio scivolare il gettito negli orecchi per piacere. Sarà il
fischio che sento nei padiglioni, causa masticazione troppo accentuata di notte
(digrigno i denti e uso il byte). Sarà il lavoro, cuffie cinque giorni su sette
per sbobinare le cassette o i cd.
Altra
premessa. Elio e le Storie tese ascoltati domenica sera 25 marzo al teatro
Novelli sono dei fuoriclasse, grandi strumentisti che coinvolgono il pubblico
come pochi, funamboli al tal punto da fare di ogni canzone un pezzo di cultura.
E poi quando parla Elio, con un’ironia sferzante e un garbato eloquio, ti fa
benedire anche il prezzo un po’ alto del biglietto. Fusione cercata con il
pubblico perlopiù giovane, che rispondeva alle sue fulminanti battute. Con il
vecchio Mangoni che divertiva la platea e la galleria gremite.
Sarà il mio
amico, troppo involuto, miserabile quarantenne (non tutto per sua colpa) e
avvinghiato ancora alla gonna di sua madre ormai anziana, come la mia. Non esce
da tre anni e mezzo, poveretto. Bisogna rendere a questi martiri della società
il giusto premio, o speriamo glielo dia il Signore nella sua bontà. Se esiste.
Sarà la
giornata particolare. Al mattino (con un’ora in meno di sonno) Alonso e la
Ferrari, poi il Bologna sempre alla TV e dopo pranzo la corsa nella vetustà del
Romeo Neri per assistere alla partita di un Rimini bolso. Al pomeriggio,
funerali dell’anniversario della morte di mia cugina (i parenti ormai li vedo
solo in chiesa), chiacchiericcio sommesso fuori, con il sottoscritto in prima
linea, forbito e confuso come sempre.
Sarà il
teatro Novelli e la sua acustica, ma io del concerto di Elio e le Storie tese
non ho sentito nulla, solo un gran baccano e parole sferzanti e troppo belle,
quando la batteria e la chitarra tacevano. Stop al Novelli per i concerti, non
è il primo che “non sento” anche se le gengive battono sui molari e mi arriva
il fischio nelle orecchie. Aspettiamo il Teatro Galli con troppa ansia,
speriamo che la sua ricostruzione non sia una bufala tutta riminese, e lasciamo
il Novelli solo al vero teatro.
Domani andrò
dai dottori (dentista e otorino) ma il reale “tra virgolette” (pezzo forte
dell’assolo parlato, quindi ascoltato, del figlio del mago Otelma, Rocco
Tanica) colpevole è il bello ma vecchio Teatro Novelli. Rimini sbrigati, se non
vuoi restare indietro.
Io non sono di Rimini, ma la storia infinita della ricostruzione del Galli, la conosco pure io...con la crisi che c'è va già bene che ci sia il Novelli...anche se sarebbe bello che la città riavesse il suo teatro.
RispondiEliminaCiao.
Ma io non ho sentito proprio nulla del concerto, solo i pezzi parlati, eppure ero nelle prime file. Sarà l'acustica o l'età:-) ??? Ciao Paola aspettando il Galli per la musica
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