In giro a Rimini
si notano tante donne in gravidanza. Spesso sono trentenni che, anche se
qualcuna non ha il lavoro, si prendono il tempo per fare un figlio, e poi si
vedrà.
Purtroppo le
trentenni di adesso, quasi le nostre figlie, non sono come le nostre madri,
donne “trattori” che travolgono e travolgevano tutto e tutti, ma al contrario
sono fragili esseri che però hanno in esse il desiderio forte di maternità.
Non c’è
nessuna che non abbia problemi durante la gravidanza: macilente, nervose, però
poi sanno il compito che avranno nella vita e portano lo stato di donna incinta
con fiducia e spensieratezza.
Mettere al
mondo un figlio oggi potrebbe sembrare un trauma: il lavoro che manca, i
focolari di guerra nel mondo, il terrorismo, ma le donne italiane, da sempre
dotte e con l’istinto materno, esaudiscono un bisogno, direi nobilissimo, che è
il partorire.
La notte del
7 ottobre l’ospedale infermi di Rimini era battuto dai raggi di una luna piena
e si sa, l’arancia enorme aumenta le nascite. Tutte le puerpere uscivano con in
loro bimbo in carrozzina, Giada no.
Eppure ha
fatto di tutto per prepararsi al meglio per questo evento, tipo corsi di yoga, bagni
in piscina, ginnastica prenatale. Ha persino assoldato un’ostetrica naturopata
per far nascere il maschietto in piena armonia con la natura e con se stessi.
Ma il figlio
di Giada non veniva fuori, lei era nervosa, sbraitava con il marito, la mamma e
la nonna, tutto sommato il nervoso pre-parto. L’ostetrica, dal carattere non
proprio ineffabile, ha litigato con una dottoressa che, con estrema attenzione,
toccava il corpo di Giada per farla partorire naturalmente.
Ma, dopo
molti tentativi non andati a buon fine, a un certo punto il ginecologo ha rotto
gli indugi e, visto che non si rompevano le acque, ha portato la trentenne in
sala operatoria.
Il parto è
avvenuto infatti col parto cesareo, e il bambino è bellissimo. La grande
preparazione fisica e psicologica è servita per sopportare l’operazione. Le
fragili trentenni di oggi, che erano a pari condizione con le ventenni di ieri,
perché si sa che ora si figlia sui 30 anni, sono sì stralunate e un po’
sfortunate, ma con il figlio in braccio sembrano pantere pronte a colpire.
Il micio di
Giada non mangiava da 7 giorni, aspettava la padroncina che l’aveva tirato su
quando era piccolo e malato; ma ora Giada è a casa, la notte di luna piena ha
funzionato anche con lei. Nottate dei parenti al suo capezzale sono dimenticate
quando il bambino, dopo due giorni di catalessi perché la mamma ha fatto l’anestesia
e la puntura epidurale, strilla e orina un po’ in ogni dove, senza ritegno, per
il divertimento della giovane nonna, anche lei tigre a suo tempo.
Fate nascere
i bambini nelle notti di plenilunio, come i tanti “bilancini” del 7 ottobre, e
se mettete da parte i guai tipici della fragilità delle trentenni per il parto
che, naturalmente, è sempre un’incognita, gioite con lei e il nuovo nato che
con i loro sorrisi fanno sembrare la luna sempre più grande e la crisi sempre
più piccola, per fabbricare un futuro migliore.
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