Se solo avessero
saputo quanto sono stati amati dal pubblico, se solo avessero visto cos’è
successo dopo la fine della vita, non sarebbero stati così in pena, in crisi,
soli e reputati dimenticati da loro stessi.
Le loro vite
si sono incrociate: Lui ha scritto Minuetto per Lei come fosse un vestito di
haute couture, pennellato, fasciato, impreziosito. La storia tramanda che erano
in crisi sia Fabrizio che Lauzi sulle parole. Ricorsero al maledetto Califfo
che baciò con parole divine una canzone eterna, una delle tante di Mia Martini.
Minuetto.
Nella
spiaggia prima della bufera, quella che ti entra nei polmoni, composta dai
granelli domestici di Rimini, si ascoltano ancora le canzoni di Califano e
Martini, cantate magari in sordina ma con la lacrima che ti scende salata sul
sale di un mare fosco, ovattato di pre-pioggia.
Lui ha avuto
dieci mila donne; a lei un solo uomo (Ivano Fossati) l’ha affossata, distrutta,
insieme alla nomea, maligna per un artista, di porta jella.
Hanno avuto
momenti terribili; Lui in carcere, Lei sottoterra, crivellata di calunnie. La
divina Mia ha dovuto persino dire a un giovane cantautore napoletano, Enzo
Gragnianiello: “Enzo, io non canto da tempo, ormai sono fuori dal giro, sono un’ex,
non ti sporcare la carriera con me.” Ma Enzo testardo, capace, innamorato della
voce di Mia, nell’87, dopo un concerto isolato di Martini, le propone un regalo
fantastico: la canzone “Donna”. “... c’è chi la vuole per una notte, c’è chi
invece la prende a botte”, un brano struggente che fa lacrimare dalla prima
nota e dalla prima parola. Un pezzo che ancora oggi va purtroppo di moda, visto
il femminicidio che sta disgregando un’Italia ferita, ma sempre maestosa. Gragnaniello
rimase stupito che una voce tanto bella sia stata estromessa dal giro musicale
e con “Donna” dona a Mia uno smeraldo puro.
Poco tempo
dopo Enzo, sulle ali del successo, compone un pezzo cantato in napoletano, ma qui
non contano tanto le parole, peraltro bellissime, quanto la musica e l’exploit
di due giganti della musica italiana, appunto Mia Martini e Roberto Murolo. “Cu’mme!”
scala le classifiche ma soprattutto i cuori degli ascoltatori, appassionati.
Quando
l’ascoltate tra le dune immaginarie e i gelati profumati di pistacchio, insieme
agli ultimi fuochi di un’estate rovente ma piovosa, per un attimo pensate a
Mimì Bertè, rimasta muta per un intero anno per il dolore che Ivano Fossati le ha
arrecato, scomparsa malgrado il grande talento, e a Franco Califano: la sua
“Un’estate fa” attira ancora adesso giovani e meno giovani. La cantarono gli
Homo Sapiens, Mina, lui stesso e i Delta V, un giovane gruppo, insomma si ode
tra il mare in decomposizione, squilli di guerra e violenze di ogni genere,
come gli ombrelli che compri che si rompono tutti o sono già rotti al momento
dell’acquisto, e poi finisce che li prendi dal solito extra comunitario.
Brillate
ancora pazzi diamanti negli I-pod, che quando cantavate e cavalcavate la vita
davvero non ci credevate del tutto. Oppure era sminuito il vostro grande
talento che, almeno quello, non morirà mai, tramite le canzoni, la voce e il
vostro allure di sacri maledetti che i giovani di questa generazione per sempre
ameranno.
Nessun commento:
Posta un commento