mercoledì 28 maggio 2014

Turandot di Giacomo Puccini. Volontà e imprevisto.

La volontà spariglia i giochi, è un andare incontro a cose già fatte. Già compiute. E se queste cose sono state difficili e complicate, è un mezzo sacrificio. Quindi, la volontà esige sacrificio.
L’imprevisto invece è un nuovo sbandamento nella lucidità, è una cosa nuova che ti capita all’improvviso.
Nella Turandot di Giacomo Puccini, Calaf, il principe ignoto, aspetta la notte per conquistare la glaciale principessa Turandot. E nell’aria Nessun dorma dice che non vuole la notte, non vuole le stelle, qui l’imprevisto sfocia nella volontà, di ferro, di conquistare l’amata. Ma probabilmente Calaf sa bene cosa vuol dire non dormire e sa che verrà calettato in un mondo sconosciuto, forse spietato. La volontà è rappresentata dalla conquista dell’amata, ansia che Calaf ha già vissuto ma che è sempre nuova, quindi è imprevisto. Turandot accumuna i due moti volontà e imprevisto, cosa che non fa, per esempio, un giovane, che vuole la notte a tutti i costi, perché sa che può essere bella, seducente e scatenata. Invece Puccini non vuole il buio perché significa la morte, la fine. 
Alcuni critici dicono che il Maestro non riuscì a dare a Turandot, principessa algida e poi colma d'amore, l'impronta che voleva. Quindi è stato colto dall'imprevisto e, data l'età, si è arreso. 
Ieri ero dall’amata, potevo vedere la televisione e guardare Amici, invece mi sono fatto sette chilometri con l’associazione sportiva La pedivella, che sapevo cosa mi avrebbe potuto dare: stanchezza, mentale e fisica. Forse altro. Ecco la volontà. Andare contro un qualcosa che si conosce rompendo gli schemi precostituiti e facili. È un gesto di massimo coraggio. Come scalare il Mont Ventoux, al Tour de France: la prima volta, imprevisto, compi il gesto; la seconda volta solo la volontà ti può ricacciare nell’inferno del sole che bruca il tuo corpo e l’aria assente che brucia i tuoi polmoni.
Quindi, la volontà è agonia, la spinta all’estremo. Invece l’imprevisto può essere facile da controllare, aiutato dalle esperienze simili, ma mai di quel gesto, di altri che sono perpendicolari ma non paralleli.
È la volontà che spinge l’uomo avanti, è l’imprevisto che lo rende impagabile.
I malati mentali non hanno volontà, perché hanno paura, se ripetessero quel gesto, di tornare a essere malconci e malfermi. Preferiscono l’imprevisto che non reca ansie particolari, è affrontabile.
Dilegua notte “ma oddio, che mi succederà?” Tramontate stelle “e dopo?” “Ma all’alba vincerò”, sicurezza figlia dell’imprevisto.

Volontà piacere, ma preferisco l’imprevisto. 

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