In questi
tempi di crisi, dove scarseggia il lavoro, chi lavora sono solo le bellone
giovani. Anche perlomeno. Nei posti che più contano, dove i soldi viaggiano di
più, quindi nel campo delle palestre e nei negozi di telefonia e computer,
almeno a Rimini, qualcuno non lavora come dovrebbe. C’è la sindrome del: “Eppure
è bello come Apollo e seducente come Venere”. Mi spiego.
Ho
l’abitudine di stendermi sulla sdraio nel terrazzo, di sera, qualche minuto
d’aria anche se piove. Ebbene, ho dimenticato il telefono nella sdraio tutta
notte e l’ho trovato la mattina seguente zuppo d’acqua. Il rimedio della
cognata è asciugarlo con il Phon per capelli. Io a casa non ne ho, non ho
capelli, allora mi sono recato nel bagno della mensa dove c’è uno scaldamani
con il getto d’aria calda. Non è successo niente di eclatante, solo un po’ più
asciutto. La sera vado a LeClerc e mi fiondo in un negozio di telefonia. La
commessa, giovanissima e bellissima, mi dice: “Se aspetta che glielo mettano a
posto, e ci vorrà un mese, sarà meglio che ne compri un altro, tanto sono 70
euro”. Trasalisco. “Ma come”, penso tra me, “devo buttarlo? Devo spendere 70
euro? che per la biondina sono nulla?” Cambio negozio, stavolta vado al piano
inferiore. Due commesse, con qualche anno in più della maliziosa bionda di
prima, ma sempre sexy e carine, mi dicono sprezzanti e all’unisono: “Ah, se è
entrata l’acqua è la morte sua, lo butti!” Così va il mondo in questo momento:
nessuno ripara più niente, conta la mera vendita, gli euro che scorrono veloci.
Buttare è la parola d’ordine. Lucio Battisti invece cantava: Riparare...in “Sì
viaggiare”, ma erano tanti anni fa.
I giovani non
sanno nulla, o almeno qualcuno, e i più esperti se ne fregano.
Apro una
parentesi: non c’è l’età di mezzo.
Gli anziani
artigiani non sanno cos’è un pc, non sanno cos’è uno smartphone, non sanno
nulla di ciò che oggi va per la maggiore: l’elettronica e la telefonia. Eppure
vendono, forse a casaccio o ciò che conoscono: poco.
Stavolta
ascolto il marito della cognata, arrivo a casa, levo la card, lo smonto e, coprendolo
con un cellophane, con delicatezza ripongo il cellulare sopra il termosifone.
L’indomani
mattina era già bello carico, come nuovo. Mi venne un sorriso nel volto.
Basta dunque
uno sguardo ammiccante e malizioso di una giovane a farti spendere 70 euro o ti
affidi agli anziani che vendono, ma non sanno nulla? Pari o dispari e il gioco
è fatto. Ah dimenticavo: mia cognata ha il marito, mio fratello, che è ingegnere
elettronico. Ha studiato 10 anni. Lui sa come riparare un cellulare. Vedi, a
spendere bene la laurea? Gli ingegneri, vilipesi in tutti i campi, almeno sanno
tutto di telefonia, potrebbero anche vendere, mentre le commesse occhieggiano con
gli occhi come dardi di fuoco il malcapitato cliente, che alla sera si mette
nella sdraio nel terrazzino, che piova o nevichi, per respirare un’aria nuova e
finalmente più pulita.
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