lunedì 24 febbraio 2014

Attenzione, forse La Voce non me lo mette perchè non parla di...Rimini! Rimini!!Rimini!!!Rimini?Rimini??Rimini??? Non sono Mica FF, sono meglio!!!

Mercoledì 19 febbraio, in un sito di arte contemporanea a Bari, la donna delle pulizie ha gettato quattro opere nel bidone della spazzatura, con relativi oggettini: biscotti artistici e quant’altro e ha commesso un danno di 10.000 euro.
Littizzetto, copresentatrice del Festival di Sanremo, in un monologo nella serata di giovedì, ha asserito che il concetto di normalità è una tara del mondo moderno, che non è solo il seno enorme che fa parte del concetto di bellezza, ma anche una donna senza un braccio può servire alla causa. Sia di ausilio ai bambini eccetera.
Tutto ciò ha stemperato, almeno in parte, la mia delusione. Sempre mercoledì 19 febbraio i miei ed io abbiamo optato per una messa in ricordo dei 4 anni della scomparsa di mio padre. Dopo il rosario, la messa inizia, ma il prete ha notevoli difetti di parola. Come si muove all’altare noto subito che può essere stato colpito o da lieve sindrome di down, oppure da ischemia, paralisi, purtroppo qualcosa aveva. Io, dico la verità, non ho capito una sola parola di quello che ha detto il prete, solo “pace”, il che è già tanto. Mi sono sentito preso in giro. L’aiuto prete della Chiesa del Borgo non parla bene, anzi malissimo, e gli fai dirigere una messa? Non mi prendo l’alto e arduo compito di giudicare, ma io e i miei parenti abbiamo capito pochissimo: litigava con le parole, accelerava, partendo piano, e velocizzava il tutto, con una specie di replay farsesco. Pensavo che mio padre si sarebbe divertito, forse, perché il fatto somigliava alla stessa scena di quel celebre film in cui, durante il trasporto della salma al cimitero, il porta-salma, un cocchiere che conduce il cavallo e la bara, ascolta la partita e al goal della sua squadra accelera, spingendo il cavallo al galoppo e portando il tutto chissà dove.
Si fa presto a parlare di arte e pietas. Qui abbiamo due esempi di coartazione della realtà, si vede un pertugio in cui la donna della pulizia e il prete si gettano, senza apparente motivo, e al tempo stesso rigettano biscotti e messa.

E pensare che anch’io dovrei ridere di ciò. Sempre il 19 si è festeggiato il trentennale dell’uscita di Creuza de ma, uno dei capolavori di Fabrizio De Andrè. Mauro Pagani, ex PFM e collaboratore per 12 anni del mitico Faber, ha pensato bene di rimixare tutto il cd, addirittura doppio, di farlo accompagnare da un libro scritto da personaggi illustri, di mettere anche l’opera su vinile. Dissento sul capolavoro. A parte che da qualche giorno blatero fonemi a caso, in genovese spurio e la musica è qualcosa sì di unico, ma appunto le parole, cantate in un genovese astruso e arduo, si direbbe stretto, si fanno fatica a capire. L’italiano resta ancora, nonostante tutto, una lingua musicale. Direi, a rigor di logica, che sarebbe stato meglio avesse cantato in inglese. Ma dopo non c’era il pathos, la lingua dei pescatori del porto, l’odore delle femmine di mare e i sentieri (le creuze) che s’inerpicano o scendono fino al mare e muoiono là, scomparendo. Come le opere d’arte e i biscotti. Però, quando il prete impartiva la messa (però ci metto il forse, magari declamava una partita di calcio in diretta e nessuno se ne è accorto) secondo me parlava genovese, buttava via i famigerati biscotti artistici e prendeva il posto, anche se non c’è più vocazione quindi gli uomini-preti sono contati, di un ragazzo normodotato, meno compassionevole e ben voluto, però più chiaro nell’esporre. Quindi il toccante discorso della celebre comica Littizzetto mi ha colpito, ma fino a un certo punto: ad ognuno il suo mestiere. Ancora non siamo pronti a ciò che lei auspicava nella serata di giovedì del Festival. 

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