mercoledì 1 gennaio 2014

Mia moglie è come Hitler


Faccio una premessa: il mio pezzo di m. non sarà pubblicato su questo giornale. Il che mette in forse la mia autostima e il pregio del quotidiano.
Ammetto che non sono un vero giornalista, anche se ho partecipato a vari corsi e scritto tanti articoli, ma i miei pezzi sono un po’ ironici, dribblano l’obiettivo, non lo centrano volutamente. All’Argo Vaffanculo non ho mai ricevuto un euro, sono un cane sciolto, ma non bastardo del tutto. Il mio idolo non è di certo Montanelli che si tappava il naso e solo pro domo giornale, non certo sua, scriveva certi pezzi. A volte è il prezzo da pagare per la celebrità. E non mi reco al mattino presto a vedere se è uscito un mio articolo, non mi frega. Non sono un lecchino, giro solo anche in queste feste nel Centro di Rimini, sono un bersaglio vulnerabile, perciò da proteggere.
Ebbene, L’Argo Vaffanculo, che fino a poco tempo fa si piccava (e lo poneva sul frontespizio) di essere filo-israeliana, stavolta che fa? La mette giù dura e sia in prima pagina assoluta che in quella della cronaca di Dubai riporta ciò che un suo giornalista o il capo redattore ha scritto, la frase che il marito ha detto di quella donna che Loris Stecca ha accoltellato: “È come Hitler, non teme nessuno.”
C’è stata una puntata de l’Eredità qualche giorno fa, il popolare gioco condotto da Carlo Conti. Alla precisa domanda: “In che anno Hitler è stato nominato Cancelliere?” e le opzioni erano 1933, 48, 64, 79, ebbene tre giovani concorrenti hanno nominato tutti gli anni, fuorché il ’33, quello giusto.
Ed ecco qui viene fuori il piglio del giornalista, l’uomo giusto (perché le donne sono brave ma mancano d’ironia, vedi Avallone in Marina Bellezza) al momento giusto. È come se la contromossa te l’avessero offerta in un piatto d’argento, come il surfista che vede la “sua” onda o come l’artigliere che scorge nel mirino un caccia, la sua preda.
Il giornalista (o chi per lui) ha scritto quel testo-articolo non conoscendo Adolf Hitler; probabilmente non lo conosce neanche il marito della donnona.
Vi dico io chi è stato il signor Hitler: il peggiore criminale apparso sulla terra, ha incarnato il Male assoluto per due decenni, ha marchiato per sempre i suoi baffi neri con il sangue. Ha massacrato e distrutto intere popolazioni, oppresso e occupato interi Paesi e infornato, con la sua cricca di psicotici, in luoghi allucinanti chiamati lager, milioni di ebrei, omosessuali, handicappati e altri che lui considerava difettosa carne da macello.
“Vergogna, vergogna, vergogna” (ad libitum) avrebbe detto un seguace di Sgarbi, accostare il nome di una donna, che ha concesso solo il 4%, un’inezia, a un grande come Loris Stecca, a Hitler. Il 4% di solito, e chi si occupa di ragioneria lo sa, lo si dà a un parente, non a un socio, con il nero il piccolo socio pretenderebbe, giustamente, di più. Ma se il contratto era il 4% nero su bianco, lascio agli intenditori il merito della scoperta. E poi l’ex campione del mondo ha detto che non gli dava tregua, lo tampinava, gli faceva stalking per un bacio (o più) negato.
L’Argo Vaffanculo ha commesso il più grossolano degli autogol; neanche Comunardo Niccolai, celebre difensore del Cagliari, incline a fare tiri nella...sua porta, avrebbe fatto peggio.
Il giornale è liberale, (era?) il massimo per chi considera, appunto, la libertà l’unica espressione di vita e di scrittura, ma per una volta mi stimo di non essere al libro paga della Redazione. Certo, anch’io ho mollato “fendenti” (pezzi), per usare una metafora cara a Loris e al mondo del pugilato: “sotto la cintura”, e ho pagato per questo, ma ero sempre nel giusto; mi hanno snobbato, neanche un saluto, amicizia, un “ciao, buone feste, come va”, ma è meglio essere libero, matto e anonimo, che assurgere al ruolo di eroe sano che, di nascosto, si tappa il naso e scrive cose assolute ma incredibili. Mentre poco prima all’edicolante dicevo che Stecca merita 20 anni di galera, e ne sono ancora convinto, ora chiedete alla donnona cos’ha fatto contro di lui; a volte, come leggiamo nella cronaca (anzi, viene spesso sottaciuto) anche gli autori dei gesti più inconsulti, sono schegge di vita disperate, a cui è stato negato tutto. Non li giustifico, ma di Michele Misseri, tanto per restare in cronaca, il mondo è pieno.
Allora, visto che non sai che Adolf Hitler è stato proclamato Cancelliere nel ’33, non nominarlo, non sguainare la penna, resta in silenzio, fermo e muto, per il bene del giornalismo. A meno che l’articolo incriminato non sia una mera e mirata provocazione.

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