Faccio una
premessa: il mio pezzo di m. non sarà pubblicato su questo giornale. Il che
mette in forse la mia autostima e il pregio del quotidiano.
Ammetto che
non sono un vero giornalista, anche se ho partecipato a vari corsi e scritto tanti
articoli, ma i miei pezzi sono un po’ ironici, dribblano l’obiettivo, non lo
centrano volutamente. All’Argo Vaffanculo non ho mai ricevuto un euro, sono un
cane sciolto, ma non bastardo del tutto. Il mio idolo non è di certo Montanelli
che si tappava il naso e solo pro domo giornale, non certo sua, scriveva certi
pezzi. A volte è il prezzo da pagare per la celebrità. E non mi reco al mattino
presto a vedere se è uscito un mio articolo, non mi frega. Non sono un
lecchino, giro solo anche in queste feste nel Centro di Rimini, sono un
bersaglio vulnerabile, perciò da proteggere.
Ebbene, L’Argo
Vaffanculo, che fino a poco tempo fa si piccava (e lo poneva sul frontespizio)
di essere filo-israeliana, stavolta che fa? La mette giù dura e sia in prima
pagina assoluta che in quella della cronaca di Dubai riporta ciò che un suo
giornalista o il capo redattore ha scritto, la frase che il marito ha detto di quella
donna che Loris Stecca ha accoltellato: “È come Hitler, non teme nessuno.”
C’è stata una
puntata de l’Eredità qualche giorno fa, il popolare gioco condotto da Carlo
Conti. Alla precisa domanda: “In che anno Hitler è stato nominato Cancelliere?”
e le opzioni erano 1933, 48, 64, 79, ebbene tre giovani concorrenti hanno
nominato tutti gli anni, fuorché il ’33, quello giusto.
Ed ecco qui
viene fuori il piglio del giornalista, l’uomo giusto (perché le donne sono
brave ma mancano d’ironia, vedi Avallone in Marina Bellezza) al momento giusto.
È come se la contromossa te l’avessero offerta in un piatto d’argento, come il
surfista che vede la “sua” onda o come l’artigliere che scorge nel mirino un
caccia, la sua preda.
Il
giornalista (o chi per lui) ha scritto quel testo-articolo non conoscendo Adolf
Hitler; probabilmente non lo conosce neanche il marito della donnona.
Vi dico io
chi è stato il signor Hitler: il peggiore criminale apparso sulla terra, ha
incarnato il Male assoluto per due decenni, ha marchiato per sempre i suoi
baffi neri con il sangue. Ha massacrato e distrutto intere popolazioni,
oppresso e occupato interi Paesi e infornato, con la sua cricca di psicotici, in
luoghi allucinanti chiamati lager, milioni di ebrei, omosessuali, handicappati e
altri che lui considerava difettosa carne da macello.
“Vergogna,
vergogna, vergogna” (ad libitum) avrebbe detto un seguace di Sgarbi, accostare
il nome di una donna, che ha concesso solo il 4%, un’inezia, a un grande come
Loris Stecca, a Hitler. Il 4% di solito, e chi si occupa di ragioneria lo sa,
lo si dà a un parente, non a un socio, con il nero il piccolo socio pretenderebbe,
giustamente, di più. Ma se il contratto era il 4% nero su bianco, lascio agli
intenditori il merito della scoperta. E poi l’ex campione del mondo ha detto
che non gli dava tregua, lo tampinava, gli faceva stalking per un bacio (o più)
negato.
L’Argo
Vaffanculo ha commesso il più grossolano degli autogol; neanche Comunardo
Niccolai, celebre difensore del Cagliari, incline a fare tiri nella...sua
porta, avrebbe fatto peggio.
Il giornale è
liberale, (era?) il massimo per chi considera, appunto, la libertà l’unica
espressione di vita e di scrittura, ma per una volta mi stimo di non essere al
libro paga della Redazione. Certo, anch’io ho mollato “fendenti” (pezzi), per
usare una metafora cara a Loris e al mondo del pugilato: “sotto la cintura”, e
ho pagato per questo, ma ero sempre nel giusto; mi hanno snobbato, neanche un
saluto, amicizia, un “ciao, buone feste, come va”, ma è meglio essere libero,
matto e anonimo, che assurgere al ruolo di eroe sano che, di nascosto, si tappa
il naso e scrive cose assolute ma incredibili. Mentre poco prima all’edicolante
dicevo che Stecca merita 20 anni di galera, e ne sono ancora convinto, ora chiedete
alla donnona cos’ha fatto contro di lui; a volte, come leggiamo nella cronaca
(anzi, viene spesso sottaciuto) anche gli autori dei gesti più inconsulti, sono
schegge di vita disperate, a cui è stato negato tutto. Non li giustifico, ma di
Michele Misseri, tanto per restare in cronaca, il mondo è pieno.
Allora, visto
che non sai che Adolf Hitler è stato proclamato Cancelliere nel ’33, non
nominarlo, non sguainare la penna, resta in silenzio, fermo e muto, per il bene
del giornalismo. A meno che l’articolo incriminato non sia una mera e mirata
provocazione.
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