Il primo film
di Paolo Ruffini, Fuga di cervelli, è
un remake di un film spagnolo. Gli attori provengono dalla Tv, da Colorado e
altre trasmissioni, sono stravisti su Youtube ma fanno gruppo e scaturisce un
film all’apparenza ingenuo che però fa riflettere.
All’inizio
pensi e ti chiedi dove sei capitato, ma poco a poco la pellicola ti agguanta. È
la storia di cinque ragazzi sfigati, che da soli sarebbero niente, il nulla, ma
insieme sono una forza.
Uno
dei cinque è non vedente, ma apparentemente divertito e divertente, un altro è
sulla sedia a rotelle e vispo, due sono quasi gay e il quinto è il giovane e timido
Emilio che decide di partire per Oxford per dichiarare a Nadia, trasferitasi in
Inghilterra per la vincita di una borsa di studio, l'amore che lo colpisce da
quando aveva sei anni. Lo aiuteranno, tra tante gag, i suoi amici di sempre,
con lotte, pianti, tradimenti, delusioni. Emilio ama Nadia ma è consapevole che
ha imboccato un tunnel impercorribile, pieno di insidie.
Nel viaggio a Oxford s’innamoreranno i due
handicappati, il non vedente di una dolce ragazza conosciuta in chat, con il
suo stesso problema, e il paraplegico avrà una storia con una romantica ragazza
inglese, qui impersonata da una rediviva ma bravissima Giulia Ottonello, la
vincitrice di una vecchia edizione di Amici,
scomparsa solo per il grande pubblico. Una chicca per i giovani spettatori.
Scoprono, i cinque ragazzi, che non possono fare
a meno l’uno dell’altro, che è la sola unione che li può salvare da vite vuote,
inutili, mele senza sapore. Sono freddi con le ragazze, imbranati e sfortunati,
come Emilio che, in una scena imperdibile, sembra faccia l’amore con una donna cadavere
e Nadia lo vede. Naturalmente i genitori e il nonno di Nadia sono psichiatri e
invece di chiacchierare con lui, in una cena mefistofelica, lo analizzano, lo
studiano, lo psicanalizzano. Cavalcando una delle teorie preferite dall’acclamato
scrittore Michel Houellebecq, che distrugge le
persone, specie le donne, che si recano dallo strizzacervelli perché costui
toglie loro la spontaneità e la gioia, qui i tre medici capiscono che il
ragazzo è sano e ha solo la malattia dell’amore per Nadia, “Quello è cotto di
te,” dicono alla bella e affascinante bionda.
Ma Emilio
capisce di non poter fare niente per fare innamorare Nadia e lancia invettive
contro i suoi compagni di avventure, definendoli sfigati, come lui stesso, e
finiti, passeggeri umiliati nello disgregante viaggio del vivere. I quattro,
attoniti, percepiscono che Emilio dice il vero, ma non ci vogliono credere e si
ricompattano umiliati.
Ma è da
quelle parole che scaturisce la magia; Emilio, preso dall’angoscia e dal senso
di colpa per aver ferito i suoi amici, si reca nella sede della radio dove lavora
la “voce magica” che ha fatto innamorare Alfredo e, per uno sbaglio di audio,
fa ascoltare il “fuori onda” a tutti. È un discorso commovente che redime i
cinque giovani, li innalza a liberatori, gladiatori di una vita che ha
comminato loro solo miserie, li mette al centro del suo mondo, li elogia, li
consacra eroi. Alfredo, così spietato e duro da dire a Claudia che non può
aiutare i non vedenti, (in fondo comportandosi in questo modo deprezza se
stesso), prende coraggio e animo in una vita apparentemente desertica e le
dichiara il suo amore. Alonso, l’handicappato motorio, trova il gusto di
baciare Karen, e tutto si aggiusta. Lebowsky, il bellone insicuro, figlio di
mammà, spinge il pulsante della navetta che porta Emilio all’aeroporto per
tornare in Italia, e la fa indietreggiare nella banchina ferroviaria, dove l’attende
un lieto fine quasi d’obbligo.
Siete scossi
psicologicamente? Avete paranoie e fobie, paura di stare al mondo? Siete
stanchi del chiacchiericcio spruzzato e terrorizzante di Quentin Tarantino e
nei film di oggi non scorgete più la poesia di Benigni in La voce della luna e quella di Guido, nel malinconico viaggio che Snaporaz
(Mastroianni) intraprende per scoprire che la liberazione è conoscere se stessi
e perdonare gli altri, nel capolavoro di Fellini 8 ½? Andate nelle sale a godervi questo
film divertente e spensierato che però fa, alla fine, pensare.
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