Il sabato
sera, nella provincia di Rimini, è sempre arduo trovare un posto per mangiare
anche solo una pizza, anche perché è il giorno preposto ad “andare fuori”: con
gli amici, con la fidanzata, con la ex. La pizza in certi locali è ottima,
addirittura grande nel senso di forma, che pagare ti importa poco.
Però qualche
locale è fatiscente, non si è adeguato ai tempi.
In un
ristorante a buon mercato, ma rinomato, in via Marecchiese, al sabato
pomeriggio, i camerieri ci bypassavano, ordinavamo ma nessuno veniva ai tavoli.
Com’è possibile che nell’ospitale Romagna i camerieri non ti danno ascolto? Poi
la cassiera, quasi sempre la proprietaria, sottolinea che “avete mangiato
poco”. Dai, è sabato, non le puoi dire che è stato così per colpa loro, al
massimo non ci vai più, depenni il luogo.
La sera
invece grande ammucchiata. Conosco i posti migliori quindi sono facilitato. Ma
quello che mi ha colpito è il rumore che impera tra i tavoli, che si diffonde
nell’aria rimbalzando tra le pareti già un pochino spoglie. Gruppi di
cinquantenni che parlano a voce alta e che usano i loro smartphone per vedere i
filmini che hanno inventato. A cui nessuno frega. Il rumore di quei piccoli
video è assordante ed anche inconcepibile. Il gruppo ormai ha fatto soccombere
la coppia. Due persone adulte, non ragazzi perché loro nascono con il rumore
appresso, fanno fatica a parlarsi, tra una pizza e un limoncino, una birra e
una liquerizia e il casino che fanno gli altri commensali. Non c’è più il gusto
della parola. Che può essere una poesia, una dichiarazione d’amore, una rottura
di rapporto, una divisione d’intenti culturali, come discutere del film visto o
da vedere. Sua maestà il rumore ha rotto l’incantesimo di descrivere gli occhi
azzurri dell’amata... sono come raggi di sole che soccombono solo
all’eclissi... “Cosa hai detto? scusa ma non ho sentito”. Be’, capite che è
difficile ripetere certe frasi, trovare l’ispirazione. In un posto come questo,
dove il sesso si consuma facile e la Littizzetto dipinge come l’Inferno in
terra, scambiare attimi importanti è diventato un’impresa. Ecco perché le
vittime del rumore si scatenano in Internet: Twitter, Facebook, YouTube, non
hanno occasione di parlarti a voce, praticano la teoria dell’evitamento, cara a
certi psichiatri. Cari ristoratori, invece di mettere, che so, una sala per
fumatori, inventatevi una sala per “parlatori”, insonorizzata, attraente. Anche
se in cuor mio penso che andrà deserta. È già importante e arduo ascoltare se
stessi, neanche più lo psicologo ti capisce durante la seduta: “Come, c’era
rumore in quell’esercizio?” E ti dici “sì” da solo. Un po’ come Foster Wallace
indice nella “Scopa del sistema”, finisce la frase in questo modo: allora se-,
perché consapevole che l’ultima parola non si sente mai. In certi locali
neanche la prima.
Viva il
rumore, dunque, l’intimità viene calpestata, i preliminari disgregati, i buoni
propositi distrutti. Poi se la musica è alta, ancora peggio. Non mi stupisco
che Twitter ha fatto boom in borsa, è l’emblema del periodo moderno: parlami
sono nel PC e fa in fretta che ho...fretta.
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