La salma di
Lucio Battisti riposa (?) a Molteno, nel lecchese.
I parenti
vogliono esportare le spoglie del grande cantautore italiano dal cimitero della
cittadina lombarda a quello monumentale di Rimini. È in atto una controversia fra
i parenti del Lucio nazionale e i cittadini e l’Amministrazione di Molteno, rea
quest’ultima di aver indetto una manifestazione senza avvertire i cari di
Battisti. Senza contare le innumerevoli visite alla sua tomba. “Lucio era un
uomo, prima che un mito” dicono i familiari di Battisti. Così non sembra. Anzi,
non è.
Ora sono in
“gara” a ospitare “il genio di Poggio Bustone”, Rimini e Roma. Come dire per John
Lennon Londra e New York. Nella prima città ti riconoscono quando vai nel più
inaccessibile degli hotel, per esempio l’Hotel George (norme ormai di moda),
nella seconda manco ti guardano, anche se andassi al pisciatoio.
Cari parenti
di Battisti, datemi retta, seppellitelo a Roma. Qui da noi c’è il culto della “Persona
VIP”, mania che è diventata un’ossessione. Guardate Fellini per esempio, il
mito riminese per eccellenza: gli hanno dedicato strade, baretti, persino
l’Aeroporto. Robette inutili e decrepite; agli artisti mirabolanti si deve
replicare con l’Arte, quella vera. Museo, Cinema Fulgor, Biblioteca, Festival
del Cinema. Non farà piacere a Federico passeggiare in un’anonima via della
Marina, traversa delle Regine e abitata da regine differenti, dedicata al suo
nome. E poi i bar, le locande: qui ce ne sono milioni di migliori, forse tutte
uguali, anche se ormai poco frequentate. Per non parlare dell’Aeroporto, “Cubo
di Rubik annoso”, sprofondato nell’anonimato e contemplato nel vortice di una
stupida e controproducente lotta intestina. Vai a Roma, cara salma. Qui da noi
avrai via Lucio Battisti, bar Lucio in un chiringuito sperduto e sudicio e “Vai
con il Liscio-Lucio B.”, antimusica per eccellenza, consumata in piazzetta del
mare a Rivabella. Che non è più la Rivabella di Lucio, poi, quando abitava da
noi. Qui c’è ancora suo figlio.
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