Dovrebbe essere un giorno straordinario, ma si è rivelata la profezia, o meglio, l'incipit dell'incidente di ormai tanti anni fa. Tornavamo da Napoli, dopo aver visto Napoli Bologna, e a Fano il guidatore della macchina perse il controllo. Eravamo in cinque su quella auto, un'Alfa per allora portentosa. Frontale contro un albero e, dopo il fracasso, o un attimo prima, mio padre volò fuori dalla portiera. Due secondi appena prima, ha cacciato un urlo spaventoso, frenaaaaaaaa, che ancora sento, fu l'unico che si accorse del pericolo, poi emise un pallido "ah" quando volò via.
Eravamo in cinque, i due davanti morirono sul colpo, corpi e cervelli giovani, laureati con successo da qualche anno. Dietro rimasi io, sette anni, al centro e Franco, maciullato. Io è come se avessi avuto una martellata in testa, forse la battei, ero spossato e tutto sporco di sangue. Non solo mio.Ma non c'era mio padre e stavo per svenire, per lasciarmi andare. Quando, come dal Paradiso udii un "Hey Ettore"! Mi sentii morire, stavolta di gioia, mio padre era vivo. Mi fissò per un minuto, non gli dissi niente, neanche lui. Io ero sicuro di stare abbastanza bene, e anche lui. Dopo l'eterno disse: Ok, ora chiamo l'ambulanza, sta calmo, non avvertendo che tanti ormai erano in quella maledetta strada e l'ambulanza era quasi già lì. Poi tre anni fa mio padre volò via davvero, e oggi, nel giorno del mio compleanno, ho voluto ricordarlo. Spero che la portiera non si apra ancora e mio padre non esca nell'asfalto nero, dandomi un cupo segnale di abbandono, e stia sempre con me, perché no? anche a tifare Bologna, ancora, nonostante tutto. Ciao Francy e Campi, e ciao anche a te Franco, questo giorno è dedicato anche a voi. Buon compleanno ragazzi!!!
Robert Desnos, poeta surrealista francese (1900-1945)
RispondiEliminaE' strano che ci si svegli a volte in piena notte
In sogno qualcuno ha bussato a una porta
E nella città straordinaria di mezzanotte
i portoni risuonano pesantemente di via in via
Chi è il visitatore notturno dal volto sconosciuto
E' un riflesso di noi stessi nello specchio
Che torna
E tenta di rientrare in noi
Si accorge allora che siamo cambiati
che la chiave non fa più girare la serratura
Della porta misteriosa dei corpi
Non bussare più visitatore
non c'è più spazio nella stanza e nel cuore
per le antiche immagini di me stesso
forse tu mi riconosci
io no
Ciao Paola. Invece tengo ogni "eliminato" nella testa, e busso io alle loro porte. Di notte, prima di dormire. Quando si fa giorno e poi sera non mi amo e non li amo più, non li voglio e non mi voglio più, non mi piaccio e...non mi piacciono più. Trovo questa poesia perfetta per il contesto, e bellissima, stupenda, e diciamo azzeccatiassima. Io non faccio entrare nessuno e sono solo, in compagnia del me che ero. Navigo a vista nel vuoto più assoluto, e cieco, anestetico e sordo.
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