martedì 18 giugno 2013

Incubus Rimini


Cronaca di una notte nel Lungomare sregolato.
Nella città di Fellini, 20 anni. Sono 20 anni che non vado con la bici a Riccione e dintorni. O se lo facevo, passavo tra le Vie delle Regine, con il pericolo che un ubriaco (ma anche uno sobrio) mi speronasse con l’auto. E non andavo neanche verso Bellaria, con lo spazio pedonale da manicomio. Quando mi hanno detto che si sarebbe fatta la nuova ciclabile, battevo la testa contro il soffitto, ero caricato a molla. Ma, c’è un “ma”. La ciclabile è avanti di 20 anni, perché? Perché tra 20 anni capiremo cosa e come fare, questo è quanto. Cerco di approntare un piccolo vademecum per come si usa la ciclabile, invero piuttosto lunga e carina. Per quelli di Rimini, cioè per chi parte dal Porto, dove c’è quella ruota veramente “brutta” (uso un termine pittorico ma rendo l’idea), si deve pedalare nel piccolo pezzo di marciapiede. Perché, come nessuno o pochi notano, c’è la punta del triangolino che punta a sud, verso Riccione. Un macello, un terno al lotto, una roulette russa. I pedoni sostano nella striscia bianca, come hanno sempre fatto per tanti anni. A loro si è ridotto lo spazio del marciapiede e, giustamente, intralciano la ciclabile. L’incubus vero e proprio sono i ciclisti che vengono da Riccione nello stesso marciapiede. Se sono neri o se sono senza fanalino, come la maggior parte degli aspiranti suicidi, volevo dire dei fruitori, rischiano la vita e mettono in pericolo la tua incolumità.
Senza parlare del fatto che quelli che fanno jogging corrono per la ciclabile. Marciapiede e asfalto. Forse si sentono essi stessi biciclette? Non lo so. Immagino.
Per chi viene da Riccione si pedala sull’asfalto, ma molti non lo fanno. Ci sono bici senza lume, si piazzano in tre per larghezza, circolano male e soprattutto si vedono passare, contromano, le bici che partono dalla ruota (sì, sempre quella brutta brutta!) del Porto. E poi si rischia, non vedendo le auto che provengono da Riccione, di venire appunto investito dalle stesse. Vuoi che non ci sia un mezzo brillo che non ti venga dentro in questa città sregolata, dove la Polizia deve pensare a non so cosa? Forse a troppe cose? Poi i parcheggi, vabbe’, pochissimi e frapposti malissimo, in modo schizofrenico, in più alle 23:00 non hai voglia di schivare un ragazzino che prosegue senza dinamo una folle corsa verso l’ignoto. O fino al bagnino 100 o più in là.
Morale? Se sei un po’ nervoso non recarti nel Lungomare in bici, rischi di peggiorare la tua situazione. In altri casi, alcuni ci vanno da due settimane e si portano dietro ansiolitici blandi, per evitare le ossessioni che possono capitarti in quella striscia senza regole. Il Far West marino. Non c’è un attimo di calma, se la prendi male azzardi un attacco isterico.
Questo accade a Rimini, la città di Fellini, non la mia. Infatti abiuro le mie origini. Siamo 20 anni avanti. Ma siamo, rispetto ad altre ciclabili di capitali o città europee, 20 anni indietro. Auguri comunque alla “nuova nata”.



2 commenti:

  1. La bici è una filosofia di vita ma in Romagna quando si pedala si da contro alle auto e guando si guida si maledicono le bici.
    Ciao Ettore

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  2. Io maledico tutti, indistintamente. Anche me stesso.

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