“Caro Pietro,
guarda questa chiesa, non è vero che quando si spengono le luci della ribalta
nessuno ti considera più, ci sono tante persone che ti vogliono bene, hanno
vissuto questi talenti che il signore ti ha concesso e che tu hai saputo far
crescere per diventare un mito, un campione stimato a livello mondiale...”
Così Padre
Antonio Truda, nell’omelia per il campione Mennea nella Basilica di Santa
Sabina.
Il mito
rimane, sempre, anche dopo la morte. O durante la vecchiaia, l’usura del tempo.
Io sognavo e
sogno i Rolling Stones, ma ora anche i Beatles, Lennon mi parla in italiano... ed
ero piccolissimo quando sfidavano Dio.
I miti non
hanno bisogno di sfoderare la captatio benevolentiae, rimanendo simili a se
stessi per piacere. No. Osano, comunque, e sono idolatrati ugualmente.
Io, e gli
altri, dobbiamo invece rimanere sempre statici, guai a cambiare. Se muti un po’
il percorso le persone rimangono allibite; prima chiamano sua maestà il Dubbio,
poi il Maestro che ti fa chinare la testa e infine lo Psichiatra. In questo
mondo, di questi tempi è meglio rimanere sempre uguali, simili a se stessi, è più
salutare, più remunerativo. Se solo cambi un po’ la strada, non sei più Uno di
Loro, sei un malato, un depresso, una testa calda da punire.
Qui non è
ammessa l’arroganza di Agassi, non puoi andare fuori binario, prima devi
fidelizzare l’Altro, accarezzare la captatio, simulare bene. Solo dopo puoi
andare a sfidare le Muse, cambiare rotta, svoltare.
Essere Mito
oggi è impossibile, ti squadrano male, da esseri invidiosi. Puoi solo contare
su te stesso e battere l’Avversario, come faceva Pietro, in pista. O nei
circuiti di Formula Uno, come Alonso, o, come faceva Alberto Tomba, nelle piste
di sci. Solo così puoi vincere soprattutto nella vita. Ma anche oltre.
Bella la tua disamina sul mito, breve ma centrata.
RispondiEliminaIo vorrei che tutti fossimo dei miti senza avere particolari doti, ma avere la possibilità di essere se stessi, invece dobbiamo vivere nel solco della consuetudine.
Nella Voce, c'è un tipo, che fisicamente è simile a te, non ricordo il suo nome.
Ciao Ettore.
Basta con la Voce. Sono fantasmi del passato. Qualcuno vive alla "sua" ma non tutti ci riescono. Io, forse, ho detto forse :-) sono come te, non so chi sono. Ma so dove vengo, e non so dove andrò. Baci da Ettore. Fisicamente è difficile, se non impossibile somigliarmi, io sono un grandissimo figo. Peccato che nessuno...se ne accorge o se n'è accorto. :-)Ciao
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