Londra 1966.
Arte povera e musica sperimentale, ecco quello che offriva Yoko Ono (“bambina
dell’Oceano” in giapponese), artista poliedrica e ricca, viziata dal padre,
ricco banchiere di Tokyo, in una mostra. Lui John Lennon di Liverpool, figlio
di marinaio, con la madre assente, affidato agli zii, divenuto in poco tempo
l’icona pop più fulgente della galassia, vuole piantare un chiodo in un muro
bianco, ennesima provocazione dell’eccentrica giapponese. “Non adesso, aspetti
l’apertura”, sibilò la minuta ma temperamentale Yoko, a dispetto dell’origine
del suo nome. John il chiodo lo piantò per sempre nel suo cuore. Trascorsero due
anni farciti di lettere e pensieri. Lui, perso nella notte in una delle sue
grandi ville, chiamò la più annosa dei due, come una mamma mai avuta, e fu
subito amore.
“La sindrome
di Yoko Ono” è un muro, per i gruppi musicali in special modo, significa che un
componente ha perso la testa per una donna e minaccia di lasciare la band. E
quasi sempre abbandona.
In verità il
periodo con la giapponese fu per John, “prima di Yoko uno stronzo drogato” così definito da
Keith Richards nella sua biografia “Life”, il più ricco di opere storiche,
monumentali, epocali. Una settimana di luna di miele nel letto, con la scritta
“Peace” che accompagna il candore dei pigiami e dei piedi nudi, Yoko e John
combatterono tutte le guerre e la rabbia dolorosa del Vietnam. Tra un sospiro e
un bacio, nacque “Imagine” cui Yoko diede il suo aiuto. Furono 4 anni di
successi, ma poi, quando nacque Sean, la 35enne stella di Liverpool smise di
comporre. È notorio che crea chi ha fame, chi ha rabbia. Come può un ex
Beatles, che aveva tutto dalla vita, volere ancora incidere dischi? Scorazzava
nei parchi brumosi di New York e Londra, con la moglie e il figlio, libero e
felice.
Finché un
brutto giorno, dopo alcune foto di Annie Leibowitz che lo ritraggono sciolto
vicino a Yoko nel lettone, in posizione fetale, John che ormai apparteneva
tutto all’artista giapponese, lei erano le sue mani e il suo cuore, lui era
Yoko, scomparve in una New York abituale, che però anni prima, con la famosa
protesta contro la guerra nel Vietnam, gli aveva chiuso le porte, una New York
in cui può celarsi anche un divo senza venire importunato. “Hey Mr. Lennon,” gli
chiese un fan folle. La risposta non ci fu. Tre spari tutti dritti al cuore, il
grande organo del mitico John. “Sai chi sei?”. John rispose: “ Sì, sicuro, sono
John e Yoko”. La vedova, che poco tempo fa ha disegnato una chiave per Swarovski
e naviga nel lutto e nell’oro, apprese la notizia come un chiodo piantato nel ventricolo.
Il cd postumo di Lennon fu vendutissimo, dopo una partenza un po’ fiacca.
La passione
fa scaturire arte, l’amore ti frena l’ispirazione, il leggendario “ultimo
accordo”, ma acuisce la vera felicità, per sempre.
Riposa in
pace John, nessuno mai ti dimenticherà, so che hai danzato tra di noi per troppo
pochi anni.
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