lunedì 5 novembre 2012

Cane, questo sconosciuto.



Venerdì 2 novembre, dopo aver letto l’articolo sulla Voce di Giuseppe Ghini “Ma siamo uomini o accompagnatori di cani”, mi fiondo verso il canile di Riccione, in via Albana 12 per prendere un cane, desiderio da tempo coltivato ma che l’articolo ha un po’ scalfito e minato.
La mia compagna non ne vuole sapere niente: “Dopo lo porti tu fuori, sera e mattina perché io lavoro 40 ore alla settimana, non trovo neanche il tempo di stare dietro a noi, pulisci le sue cacchette, paletta e borsina, e lo badi” e, dopo questi anatemi, mi sono sentito un po’ stranito, quasi frenato. Io ero come al solito nel periodo delle feste, cioè leggermente spostato, il ciò non ti fa che benedire la “ragazza” che hai al tuo fianco, ti fa da Beatrice in questo inferno, fino almeno a quando starai bene e non avrai voglia che di sbarazzartene, questo è il mondo “fuori dai cani”, signori.
Il cane è connubio biunivoco, festa, non deve essere imposizione coatta, da gestapo, rapporto spostato e monocorde.
Orecchino sul lobo sinistro, occhiali scuri, capelli rasati a zero, giacca stretta su camicia a quadri con catena, jeans Levi’s e sneakers Adidas a scarponcino che mi calzano come ciabatte e una maledetta sciarpa di Dora, modaiola.
La voce sinistra di Dora scioglie il silenzio: “Io non lo voglio ma lui lo desidera”. Un sorriso e ho visto la mia fine sul suo viso, direbbe Mogol. In effetti è stato così. L’impiegata di Riccione (toh che combinazione, ancora ‘sto paesino) mi fa vedere cagnette di piccola taglia o malate o vecchie, ma tanto carine. “I cuccioli”? domando magari farcendo il mio discorso con frasi leggermente malate o stravaganti. “Non ci sono, è troppo presto, i cani figliano in primavera o in estate”. È inutile – penso - mi ha già squadrato.
In effetti due minuti dopo scatta la sentenza, come una spada luccicante sopra il collo di un morituro. “Lei non è il tipo, io l’ho visto a colpo d’occhio, il suo è un capriccio. Lo sa, il cane è peggio di un figlio, ti si attacca alla gamba, e tira, non puoi farlo venire in vacanza con te (spero mi abbia dato del lei, invece) devi prendertene cura. Io ho l’occhio clinico, sì ha capito bene, l’occhio clinico”.
In altri momenti l’avrei mandata a quel paese, invece in quel mentre mi sentii imbarazzato e offeso e non reagii.
Caro Giuseppe Ghini, il tuo articolo, molto bello, in parte è inutile perché di cani al canile di Riccione non te ne danno. A meno che tu non sia un reduce dalla guerra dell’Iraq o sei un non vedente, così sarà il cane a badare te. Mentre scrivo ciò non sono neanche più tanto convinto.
Insomma, dal canile di Riccione, se non hai la patente di sano di mente, di sobrio, di non fumatore, di non alcolista o se non hai un giardino grande come gli ettari che possedeva Re Sole, ti attacchi al Tram.
Chi vuole un cane forse non deve andare al canile di Riccione, in questo modo la teoria - giusta perché no? - di Giuseppe Ghini attecchirà in tutta la Romagna.
Anzi solo a Riccione, perché in via San Salvatore a Rimini, poco lontano, è tutta un’altra musica. Umanità e savoir faire.
Proprietari di futuri cani, decidete in santa pace, ma attenti e in campana, poi vi fanno il lavaggio del cervello e, dopo il pentotal, dovete rispondere sempre sì alla macchina della verità.
In bocca al lupo, pardon, al gatto, perché è quello l’animale che mi hanno consigliato.


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