Pianto antico, di Giosuè Carducci. L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano... Né il sol piú ti rallegra né ti risveglia amor. Recitata
come maneggiare un mitra da Roberto Herlitzka, vecchio professore di storia
dell’arte, verso il supplente d’italiano Riccardo Scamarcio, con la parola
finale amor quasi sputata nel viso
del bel Riccardo. Questo è solo uno degli incipit forti, un passaggio del film Il rosso e il blu, tratto dal libro
omonimo di Marco Lodoli, che ha come regista Giuseppe Piccioni. Tra la sfilza
infinita di produzioni francesi, italo francesi, ispano francesi eccetera, una
boccata d’aria fresca italiana, un libro e un film sulla scuola e sulla vita.
Riccardo Scamarcio, il supplente Prezioso, è colmo d’iniziative e d’ideali
quando entra a insegnare nella classe 4 f di un liceo di Roma. Ed è un po’
frenato da questo suo giovane fremito dalla Preside (una misurata e affascinante
Margherita Buy) e soprattutto dal cinico professore Fiorito, che è sfiorito in
effetti ma non rinuncia all’arroganza donata dall’esperienza, non cede al
cinismo nichilista, non muore vecchio, vuole restare giovane, solo, dimenticato
e folle. Fiorito in realtà invidia e odia nello stesso tempo Prezioso, giovane
e appassionato, pieno di idee ed entusiasmo. Fuma, beve e ogni tanto guarda,
dalla finestra del suo studio colmo di libri letti, la strada, che l’aspetta
come ultimo viaggio in questa landa desertica chiamata vita, scuola, nevrosi.
Una sua ex allieva lo cerca, gli telefona, dice che ha perso la lezione del
prof sul classicismo e sul romanticismo. “Era un’asina”, pensa Fiorito, però si
reca nell’ambulatorio di analisi dove lei lavora per incontrarla, mosso da
curiosità e forse da compassione. Ma la bionda ragazza un po’ sfiorita non lo
riconosce, e Fiorito la paragona a Penelope che aspetta il suo amato da tanti
anni ma non ne ricorda più il volto.
Prezioso,
sempre più preso dall’ingranaggio del liceo, cerca di aiutare una ragazza
seducente perduta e assente di sogni, che lo vuole circuire, magari solo
baciare, perché la nota spesso dalla finestra dell’aula con un matusa. In
realtà l’adolescente ha perso, la madre, le hanno rubato il motorino, quindi il
matusa in realtà è suo padre che l’accompagna a scuola. Nella riunione finale
dei prof, quella di scienze, bruttina stagionata, vuole salvare l’orfana di
madre, ma Prezioso, ormai indurito dalla nuova prova, sciorina i motivi per la
bocciatura della giovane, assenze, scarsa volontà eccetera, per poi pentirsene.
Ma ormai è troppo tardi.
La Preside,
che odia persino suo marito un po’ stantio (Gene Gnocchi in un cameo fulgente)
si prende cura di Brugnoli, un giovane che ha perso i genitori, è psicolabile,
ma si è affezionato alla preside, che gli confessa di non aver mai avuto
animali, né figli, che non è portata. È una rosa bionda che si risveglia al
sole effimero del ragazzo, e forse riprenderà in mano la sua vita fin lì
deludente.
Il professor
Fiorito intanto frequenta la sua ex allieva, ultimo fiore prima della fine (la
fine della scuola somiglia alla conclusione della vita), che lo ama in modo
oblativo, senza fini secondari. Passeggiano nei prati, odorano il vento e gli
alberi, i vestiti vecchi riavranno il loro profumo e il pianto antico sarà meno
struggente se esiste una nuova piantina da curare con gioia. Le analisi come
andranno? Fiorito osserva la strada sotto la sua finestra e trova un’aiuola
nuova, verde, con due piante colorate come gli occhi dell’ex allieva. La vita
rinasce. Nella sua ultima lezione parla del classicismo e del romanticismo, con
inusitata passione e tanta cultura, e nell’ultima fila, in un banco con gli
allievi, teppistelli a cui si deve offrire sempre una possibilità, c’è la
ragazza bionda che lo ascolta, rapita. Alla fine dell’anno Prezioso trova la
penna che aveva chiesto in prestito alla prima della classe - lei la rivoleva
indietro, “solo quella” - bruttina e mora, con capelli stopposi, che diventerà
forse nel corso della vita una farfalla rossa e blu.
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