Una domenica
soleggiata di fine ottobre, pranzavo con la mia futura moglie al Borgo San
Giuliano, quando all’improvviso apparve una signora strana, anziana ma con anni
portati magnificamente. Basco viola con una rosa beige, orecchini blu elettrico
come la sua bella chitarra, giacca di jeans chiara, anche la gonna jeans con il
pizzo color della rosa, stivali neri. Si mette a cantare nell’impiancito rustico
di legno del locale. È brava, non colgo la canzone, nemmeno la lingua con cui
la cantava. Uno stile strano, personale. Io, la mia donna, la gente si chiedeva
chi fosse e da dove provenisse. Cantava bene, si accompagnava ancora meglio con
il suo poderoso strumento, azzurro come il cielo. Il tempo si fermò, tra il
fare snob dei commensali giovani e non, il risolino (sotto i baffi) compiaciuto
e timoroso dei camerieri, il buon viso a cattiva sorte dei proprietari. In un
attimo, che sembrò eterno, la magica canzone (una taranta, un fado, un blues,
una ballata spagnola?) si interruppe e la misteriosa signora chiese l’obolo ai
presenti. Ma ebbe pochi applausi, solo il mio, quello della mia compagna e uno
di una mamma bionda, in quel locale di tutti mori o perlomeno castani. Mia
moglie (perché quando fa così mi piace e a volte prevedo il futuro) prese due
euro dalla borsa, io dal portafoglio colmo di scontrini vecchi. Qualcuno diede
carte da cinque, con un sorriso leggermente schifato. L’arte, qualsiasi essa
sia, non è compresa appieno nel background riminese. I soldi a volte tacitano
l’ignoranza.
La gitana
scomparve nel parcheggio del Ponte di Tiberio, io la inseguii, curioso.
Camminando in maniera traballante, si esibì in un altro locale, sempre la
stessa briosa e grintosa canzone ritmata e, a differenza di esercizio, più o
meno soldi, più o meno sorrisi o applausi. Guardai per un attimo il cielo, mi
parve metà settembre, quelli caldi, da godere. Mi voltai e la gitana non c’era
più, inghiottita dalla Rimini del Borgo e dalle auto di ogni specie. Forse avrà
ripreso a cantare in un altro locale.
Andate a San
Giuliano la domenica per pranzo per sentire ed ammirare il breve ma intenso
spettacolo, non ve ne pentirete anche se vi chiederete, come ho fatto io, chi
fosse mai la signora di mezza età con il basco viola acceso come il suo
rossetto e la rosa in testa. Magari un’ex borghigiana che voleva annusare
ancora una volta l’odore della sua gente e delle strade strette di un sito così
importante nella Rimini del 21esimo secolo.
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