mercoledì 11 luglio 2012

Cena con la cooperativa sognando la Pausini.



La cosa più bella a questo mondo, per un uomo, è ballare con un altro uomo, un ragazzo di 20 anni di meno e tenergli testa.
Alla cena sociale della Coop, a Rimini d’estate vicino al mare, c’erano tutti... e tutte. La mora, mia collega mai vista prima, mi guarda. Dio com’è bella, abbronzata, capelli lunghi, sembra Laura Pausini. Ma io sono già fidanzato, purtroppo o per fortuna, perché dicono che avere una compagna ti alza l’autostima bassa o aumenta la fiducia in noi stessi. È una frase della scrittrice/uomo, Rossana Campo, letta in un suo non recente libro.
La mia coop è composta da ragazzi con problemi, ma nella prima sera d’estate tutti mi sembravano belli e normali. Tranne me.
C’era un chitarrista che suonava e cantava, ma non faceva il Karaoke (e come lo affermava stizzito!) forse la più bella invenzione degli ultimi anni. Cantare a una festa, con i ragazzi sudati, per farsi vedere da Laura, è la cosa migliore. Ma c’è rimasto il ballo, materia in cui eccello.
Le tavolate sparse nel cortile del circolo, il cornuto con la moglie, la bella tradita con il fratello, c’erano tutti. Io ero in un tavolo con la mia donna, stanca dopo un giorno duro di lavoro.
Non esisto se non mi agito, io fermo non so stare, sono come Alino Diamanti della Nazionale, con le pile sempre cariche, quindi mi getto nel proscenio e ballo con le ragazze. Angela, Carmen, Rosanna, e Mario, mi aspettano, hanno piacere che stia con loro. A me manca da morire Laura e i suoi occhi maliziosi e tristi, anche se amo la mia futura moglie. Occorre trasgredire, come fanno tutti, o vedere solamente gli occhi delle ragazze con problemi che s’illuminano nella danza? Angela è down, timida perché sa di essere problematica. Potrebbe dare di più, è educata, gentile, ma si accontenta di sostare nel nostro laboratorio, con gli altri residui della Legge Basaglia, quella degli istituti chiusi, per la gioia di Felix, l’uomo misterioso raccontato in Duro come l’amore, il libro che leggo attualmente appunto della Campo.
Belle donne, truccate, profumate, sane, ma io voglio affogare e aiutare la mia disperazione di uomo malinconico e allegro ballando con le diverse, che magari puzzano un po’ di sudore, che ridono, si stupiscono e sorridono. Mi guarderà qualcuno? Laura dov’è? E mia moglie? Tante cene, consumate con mercanti di denaro e di arte finta, amici sconosciuti che rimarranno tali perché aridi, colleghi di lavoro della congrega delle Coop, fruitori di palestre sfegatati e esagerati, parenti meridionali e belli, caldi e felici. Sembra. Ma io sono per gli ultimi, per un gattino nero malato che sta rannicchiato in una sedia, per una bambina vivace che mi chiama Mimì, come nell’opera pucciniana Boheme, e mi fa molti dispetti, però ha il padre che non sta più a casa e non ama la moglie e allora forse mi vede come il genitore che le manca.
E poi per finire, il ballo con Mario, calvo, bruttino, alito un po’ fetido, fidanzato con Carmen, contento, stupefatto. Mulinìo di braccia, gambe forti come quelle di Balotelli, cervelli in pappa, respiri affannosi. Il ballo è selvaggio, spurio, sporco e so che sarà l’ultimo. Lo faccio per loro o per me, sconfitto ma sano? La Pausini, con la sicurezza di Laura, non c’è più, stremato saluto e domani li rivedrò al lavoro. Fellini, perché non dai un po’ più di colore alla vita, per favore? Chiedeva qualcuno al celebre regista nel film “Intervista”.

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