La cosa più
bella a questo mondo, per un uomo, è ballare con un altro uomo, un ragazzo di
20 anni di meno e tenergli testa.
Alla cena
sociale della Coop, a Rimini d’estate vicino al mare, c’erano tutti... e tutte.
La mora, mia collega mai vista prima, mi guarda. Dio com’è bella, abbronzata,
capelli lunghi, sembra Laura Pausini. Ma io sono già fidanzato, purtroppo o per
fortuna, perché dicono che avere una compagna ti alza l’autostima bassa o
aumenta la fiducia in noi stessi. È una frase della scrittrice/uomo, Rossana
Campo, letta in un suo non recente libro.
La mia coop è
composta da ragazzi con problemi, ma nella prima sera d’estate tutti mi
sembravano belli e normali. Tranne me.
C’era un
chitarrista che suonava e cantava, ma non faceva il Karaoke (e come lo affermava
stizzito!) forse la più bella invenzione degli ultimi anni. Cantare a una
festa, con i ragazzi sudati, per farsi vedere da Laura, è la cosa migliore. Ma
c’è rimasto il ballo, materia in cui eccello.
Le tavolate
sparse nel cortile del circolo, il cornuto con la moglie, la bella tradita con
il fratello, c’erano tutti. Io ero in un tavolo con la mia donna, stanca dopo
un giorno duro di lavoro.
Non esisto se
non mi agito, io fermo non so stare, sono come Alino Diamanti della Nazionale,
con le pile sempre cariche, quindi mi getto nel proscenio e ballo con le
ragazze. Angela, Carmen, Rosanna, e Mario, mi aspettano, hanno piacere che stia
con loro. A me manca da morire Laura e i suoi occhi maliziosi e tristi, anche
se amo la mia futura moglie. Occorre trasgredire, come fanno tutti, o vedere solamente
gli occhi delle ragazze con problemi che s’illuminano nella danza? Angela è
down, timida perché sa di essere problematica. Potrebbe dare di più, è educata,
gentile, ma si accontenta di sostare nel nostro laboratorio, con gli altri
residui della Legge Basaglia, quella degli istituti chiusi, per la gioia di
Felix, l’uomo misterioso raccontato in Duro
come l’amore, il libro che leggo attualmente appunto della Campo.
Belle donne,
truccate, profumate, sane, ma io voglio affogare e aiutare la mia disperazione di
uomo malinconico e allegro ballando con le diverse, che magari puzzano un po’
di sudore, che ridono, si stupiscono e sorridono. Mi guarderà qualcuno? Laura dov’è?
E mia moglie? Tante cene, consumate con mercanti di denaro e di arte finta,
amici sconosciuti che rimarranno tali perché aridi, colleghi di lavoro della
congrega delle Coop, fruitori di palestre sfegatati e esagerati, parenti
meridionali e belli, caldi e felici. Sembra. Ma io sono per gli ultimi, per un
gattino nero malato che sta rannicchiato in una sedia, per una bambina vivace
che mi chiama Mimì, come nell’opera pucciniana Boheme, e mi fa molti dispetti,
però ha il padre che non sta più a casa e non ama la moglie e allora forse mi
vede come il genitore che le manca.
E poi per
finire, il ballo con Mario, calvo, bruttino, alito un po’ fetido, fidanzato con
Carmen, contento, stupefatto. Mulinìo di braccia, gambe forti come quelle di
Balotelli, cervelli in pappa, respiri affannosi. Il ballo è selvaggio, spurio,
sporco e so che sarà l’ultimo. Lo faccio per loro o per me, sconfitto ma sano?
La Pausini, con la sicurezza di Laura, non c’è più, stremato saluto e domani li
rivedrò al lavoro. Fellini, perché non dai un po’ più di colore alla vita, per
favore? Chiedeva qualcuno al celebre regista nel film “Intervista”.
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