LaDonna Andre Gaines, originaria di Boston
negli Stati Uniti, lascia il suo Paese e si stabilisce in Germania. A Monaco di
Baviera conobbe Helmut Sommer, un attore austriaco, che diventò suo marito.
Giorgio Moroder, il mentore della cantante, mutò
il cognome e lo vide appropriato per la terza di sette figli neri: diede avvio
al mito Donna Summer.
Giorgio Moroder nato in Val Gardena, totalmente
autodidatta, iniziò un lavoro innovativo con i sintetizzatori, durante gli anni
Settanta e diede un impulso decisivo alla nascita della Disco Music e la musica
elettronica in generale. Quale fu l’idea innovativa del musicista e pigmalione
gardenese? La sua musica abbandonò lo stile classico voce-chitarra così
imperante nel rock di quel tempo, e abbracciò, non senza polemiche levate dai
puristi del suono, il fil rouge cassa-basso, unione vincente del nuovo filone
d’oro, la Disco Music. Nella Germania ovest dominarono allora i Kraftwerk (“Centrale elettrica” in tedesco) band germanica elettropop formatasi
a Dusseldorf nel 1970. Pionieri della musica elettronica, antesignani del
connubio uomo-macchina, il loro stile musicale ha influenzato la popular music
della fine del xx secolo, senz’altro definì la “Grande Idea” di Moroder, e ha determinato
la nascita di nuovi generi musicali. Nel 1974 Donna Summer incide il suo primo
successo europeo, The Hostage, incluso nell'ellepi Lady of the Night.
Un anno più tardi pubblica grazie alla distribuzione della Casablanca Records,
l’ellepi Love to Love You Baby. In questo disco è inclusa la title track
lunga 4 minuti. Il trionfo in Europa fu strepitoso. Il 45 giri omonimo del
disco fu originato da un orgasmo autoerotico consumato nel buio della sala di
registrazione. Fu il seguito degno, la risposta a Je t'aime... moi non plus, un brano francese, pubblicato come
singolo nel 1969 scritto da Serge Gainsbourg, arrangiato da Arthur Greenslade e
cantato dallo stesso Gainsbourg con la sua compagna di allora, Jane Birkin. Gli
Stati Uniti snobbarono all’inizio il disco, ma Moroder aggiustò il tutto con
una suite di 17 minuti, sulla base di cassa/basso e tastiere, e ne fece un
successo mondiale.
Chi non ballava o non ascoltava Donna Summer
era tagliato fuori da quelli “svegli” anni ’70. Non pomiciavi, non ballavi con
la ragazzina che ti piaceva; restavi a giocare al pallone nelle strade senza
traffico, andavi al Parco Marecchia dove c’era il primo campo da tennis in
cemento, ti avvampavi con i resti delle donne che pigliavano gli altri, o ti
perdevi nei crocchi di studenti politicizzati che pensavano alle gesta funeree
delle prime brigate rosse. Donna Summer, che dominò gli anni settanta e
ottanta, si faceva notare poco nei media e in tv, tanto da fare pensare che non
esistesse in realtà, un po’ come Mina e Battisti, ma fu l’anticolonna sonora
degli anni di piombo, sicuramente. Nonostante l’etichetta sontuosa ma
restrittiva di “regina della dance”, il suo repertorio, almeno all’inizio, includeva
pezzi R&B, Rock e Gospel, che le valsero un Grammy Award per ciascuna
categoria. Celeberrimi i suoi brani: Spring Affair, I Remember
Yesterday, I Feel Love, Once Upon
a Time, Bad Girls, Hot Stuff.
No More Tears (Enough Is Enough)
fu interpretata
meravigliosamente assieme alla diva riciclata in quegli anni dai Bee Gees, Barbra
Streisand.
Era un’altra epoca, la stessa musica
commerciale era originale, si sperimentava continuamente. Oggi i tempi sono
cambiati, spopolano gli amici di De Filippi, che non è detto siano migliori di
ragazzi che suonano e cantano nei locali rumorosi e tipici della Riviera
Romagnola, come i fratelli Pizzinelli, per esempio.
Ciao Donna Summer, con te sparisce un mito,
senz’altro un’icona che ha caratterizzato la gioventù della generazione dei
manager della Romagna del nuovo millennio.
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