domenica 6 maggio 2012

Acciaio e Piccole bugie tra amici Li accomuna l’arte



Cos’hanno in comune il film Piccole bugie tra amici e il libro Acciaio di Silvia Avallone? Apparentemente niente, sono opposti. Il primo è francese, snob, ambiente lussuoso, si ammira l’Oceano nella sua algida bellezza. Il secondo è italiano, neorealista, operaio e il mare Tirreno è una cloaca di alghe e gatti sciancati tra pattìni marci. Il film francese è corale, parla di un gruppo di amici che stanno insieme per non morire, per evitare la noia. Ludo, uno di essi, il più fico e simpatico, ha un brutto incidente in moto ed è vivo per miracolo. Gli amici partono lo stesso per Cap Ferret, località turistica nell’Atlantico, e si scoprono piccoli, egoisti e solitari. Il sorprendente libro di Avallone ti snocciola un ambiente degradato. Nell’acciaieria Lucchini di Piombino che dà lavoro agli appassiti abitanti della zona, non c’è posto per i sogni, solo gioventù che sfiorisce a 30 anni per l’acciaio, il clima e le brutture. Eppure Anna e Francesca, le due piccole, ma già ormai grandi, amiche del cuore, coltivano sogni, si sfiorano, percorrono insieme il cammino buio ma che nasconde solo per ora il sole. È infine l’arte ciò che unisce i due gioielli. Piccole bugie è un film delizioso, è lungo ma non te accorgi tanto è appassionante; la beltà di Maria, splendida transalpina egocentrica e malata, che somiglia alle nostre attrici napoletane, occupa lo spazio e ti accompagna tra uno stuolo di perigli. Un marito è gay e ama l’amico, un altro perde la moglie, Maria rimarrà sempre da sola perché così vogliono gli dei dell’Oceano azzurro infinito e intenso. Acciaio è un libro per chi vuole essere preso a pugni dal principio alla fine, “Avanti c’è posto” e “Sei pronto?” per ascoltare le storie di due tredicenni (quasi 14enni) che vivono in apparente simbiosi un’amicizia che forse è qualcosa di diverso. Le storie francesi dettano legge al cinema, Artist ha vinto numerosi oscar, Quasi amici sta trionfando al botteghino e c’è la Huppert al Settebello, e in questo film del 2010 ironia e dramma si mescolano, la ricetta giusta del momento, degli anni post settembre 2001. Avallone, con uno stile crudo e violento, ma nel contempo estremamente catartico e poetico, ti sgancia nel mare di alghe, mucillagine, smog, città sporche, sogni infranti, padri maneschi e alcolizzati. Ma non sei mai solo. È il neorealismo, l’unica arma con cui l’asfittico panorama artistico italiano potrebbe sconfiggere la grandeur francese. Leggi con l’abatjour accesa Acciaio, vai al Cine Settebello che con passione coltiva ancora rose rare, e poi, anche se piove in questo aprile lacrimoso, compi un giro in auto fino a Riccione con la tua lei, stanca, tra birre piccole e patatine, ragazzi in felpe colorate e donne truccate che aspettano qualcuno anche se sono in coppia, sempre pronto a cogliere l’arte che sciorinano queste due piccole perle che vi ho narrato e le altre che verranno in futuro.
  

2 commenti:

  1. ...se ti capita leggi il mio di romanzo "Diana da Ghibullo" vi troverai il nulla, il niente che alla fine è proprio quello che noi siamo.
    Non voglio mettermi coi grandi ma fra le birre piccole e le patatine ci sto pure io.
    Ciao Ettore grazie per il bel resoconto.

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  2. Cara Paola, penso che leggerò il tuo libro, ma dopo Acciaio non so che fare. Prendevo in giro Avallone, ma devo dire che è unica. E' facile per le donne esser dure, decise, nette, per gli uomini un po' meno. Se nel tuo libro sarai diretta ti leggerò (forte come un macigno) altrimenti lo farò con curiosità.
    Sono incerto tra Braci Marai e l'ultimo di Carrisi Il tribunale delle anime. Ma dopo Avallone, il vuoto...

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