A Mila, uno dei protagonisti del
libro, è legato il risvolto psicologico del romanzo giallo di Donato Carrisi
“Il suggeritore”. Mila si fa del male, fisico e psichico, ed ha la
consapevolezza di essere anti empatica cioè chiusa nei confronti del prossimo e
la sua vita appare un deserto senza amore e affetti.
Una squadra di Polizia, in un non
ben definito Paese, cerca un serial killer che sembra sfidarli fin dalle prime
battute. Mila è assoldata dall’equipe perché si è fatta le ossa nel cercare i
bambini e le persone disperse. Quasi sempre riuscendo nel suo intento, nel
lavoro, nella sua “missione”, infine nel suo obbligo. Ogni sera piange e per
ogni persona trovata si taglia con la lametta la coscia e il braccio, senza un
apparente perché. Il suo sembra un male che ha origini lontane, forse
dall’infanzia, ma non svelo il suo segreto. Mila è subito ben voluta da Boris,
un componente della squadra, e da Goran Gavila (notare il nome ed il cognome
ripetuto alternativamente, a differenza degli altri) un criminologo che è
veramente il capo, nonostante ci sia Roche, figura opalescente e vero leader
non manifestato del gruppo, che imbolsito oltre che arrogante, segue le
pratiche burocratiche del suo insieme. Goran ha una vita smozzicata, la moglie
da cui è separato gli ha portato via una parte di sé, non il figlio Tommy che
abita in casa di Gavila seguito dalla domestica Runa. Goran e Mila, segnati
dalla vita, sembrano cercarsi, allineano i loro dolori per smorzarli, forse per
sempre. Si trovano, corpo e anima, in una fredda camera di motel, ma sembrano
respingersi, per la depressione che alimenta le loro vite e i loro gesti.
Persone maledette, che pongono il lavoro che svolgono al primo posto. Solo così
dilaveranno le loro colpe e i propri risentimenti antichi. Gli altri della
squadra sono di contorno, all’inizio. Una poliziotta, Sarah Jones, invisa a
Mila Vasquez fin da subito, ha un atteggiamento strafottente e non amicale. Anzi
la disturba per ogni mossa inesatta che compie. Questo suo moto d’animo avrà un
senso nelle pagine finali. Anche lei è offuscata dal dolore e dal male che
sembra colpire tutti, sprigionato dal diavolo che sussurra (Il suggeritore) e
Dio che invece è muto, silente e aspetta senza fretta un lieto fine. La squadra
cerca un serial killer che ha reciso il braccio di sei bambine, prima di
ucciderle. Tutte ma non l’ultima, sorella di sangue con la prima ritrovata, cui
è toccata in sorte una morte lenta ma una vita protratta con medicinali che
rallentano la fuoriuscita del sangue dal braccio offeso. Perché? Albert (questo
il nome fittizio affibbiato dalla squadra al killer seriale) sfida la legge, e
fa ritrovare, con fasi horror, le bambine orrendamente mutilate in siti
maledetti. Mila e gli altri scoprono che Albert viene da lontano, da un gruppo
di bambini ospiti di un orfanotrofio sperso nel nulla, una trentina di anni fa,
figli di Caino, di genitori suicidi, o minati da varie malattie ed ergastolani,
e assolda quasi magicamente di lì in poi, gente come lui, che agisce e pensa
allo stesso modo, con il male bloccato nello stomaco come un macigno. Per tanti
anni protrae e osserva il Male. Il colpevole, se così si può chiamare perché
sembra un’accozzaglia di persone disagiate capaci solo di far soffrire, il diavolo
in persona non s’intuirà se non alla fine del libro, e i colpi di scena,
mutevoli e numerosi, hanno fatto dell’opera di Carrisi un bestseller
internazionale.
Mila Vasquez guaterà, suo malgrado,
ancora le strade dell’anti empatia ma purificata dagli orrendi crimini di
Albert, troverà finalmente il sereno dentro sé. È questo, oltre alla vita
difficile di Goran Gavila e il doppio gioco di Sarah Jones che nasconde un’orribile
realtà, il giallo nel giallo.
Non perdetevi, anche per chi non
ama il genere, questo libro, a chiosa dei crimini veri che stanno spopolando
nel bel Paese.
Donato Carrisi è uscito ora con “Il
tribunale delle anime” un thriller che si dipana nelle stanze sacerdotali.
Buona lettura e non vi pentirete di
avere scelto “Il suggeritore” per questo diabolico e mesto inizio di autunno.
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